L’importanza di Educare alle differenze

27 Settembre 2024

Il 28 e 29 settembre si tiene a Roma la decima edizione di Educare alle differenze, questo è il nostro intervento alla conferenza stampa in Senato.

Perché sosteniamo Educare alle Differenze

Come Aps Casa delle donne Lucha y Siesta, sappiamo quanto sia importante trasmettere i vari modi di costruire delle relazioni sane all’interno della scuola e dei centri non formali educativi. Trasmettere fin dalla prima infanzia, attraverso laboratori e attività ludiche, diversi modelli relazionali può permettere di costruire – anche con forme nuove – una cultura del consenso. Immaginare e costruire,  quindi una cassetta degli attrezzi nella quale inserire modelli e nuovi modi relazionali, può essere un antidoto alla violenza di genere, alla diffusione o alla mancanza di cura di malattie sessualmente trasmissibili, gravidanze non desiderate, ma anche all’abilismo, alla transfobia, omofobia.

Modelli e comunità educante

Sosteniamo fortemente che i tanti modelli di fare educazione alle differenze possano essere un paradigma di decostruzione degli  stereotipi che la società ci impone.

Dentro i nostri spazi educativi – e sottolineiamo nostri perché la comunità educante è di tutt3, non solo delle persone più piccol3 – possiamo dare vita alla cultura del consenso, continuare a ricordarci e far nostri i diritti, come quello all’aborto, ma anche alla cura sanitaria del nostro corpo, riconoscere la sessualità come qualcosa d’innato, che fa parte del nostro quotidiano e non come un tabù di cui vergognarsi.

Far parte di un percorso che educa alle differenze e diffonderlo come un grande generatore di cambiamento ci dà forza per continuare il nostro lavoro e la nostra attività politica accanto a chiunque porti avanti nuovi modelli.

Crediamo che tramite l’informazione e la trasmissione dei saperi possiamo rompere delle catene culturali che ci portiamo addosso da troppo tempo.

Perché non bastano i centri antiviolenza

Non bastano i centri antiviolenza o le case rifugio come unica risposta alla violenza di genere, abbiamo diritto e necessità di avere anche un’educazione alle differenze che possa modificarsi nel tempo e sia aderente ai mutamenti della società, e che possa essere un tema centrale nelle comunità educanti per fare prevenzione a malattie sessualmente trasmissibili, psicopatologie, violenza di genere, femminicidi, lesbicidi, transcidi , violenza razziale e abilismo, e che possa essere un modello di riscoperta dei nostri diritti e, perché no, di proporne nuovi.

Guardando i dati internazionali e nazionali osserviamo, come riporta l’ultimo report dell’Unesco, che nei Paesi dove si propone   l’educazione sessuale scolastica “l’approccio proattivo dell’educazione sessuale olistica permette alle giovani generazioni di essere in grado di accompagnare e gestire i cambiamenti fisici ed emotivi presenti durante la crescita (compresa pubertà e adolescenza), insegnare il rispetto verso sé stessi e gli altri, promuovere il consenso nelle relazioni, sapere dove rivolgersi nel caso in cui si abbia bisogno di aiuto. Questo, a sua volta, riduce i rischi di violenza, sfruttamento e abuso”. Afferma inoltre che “i programmi di educazione sessuale basati sul curriculum contribuiscono ai seguenti risultati:

Ritardato inizio del rapporto sessuale

Diminuzione della frequenza dei rapporti sessuali

Diminuzione del numero di partner sessuali

Riduzione dell’assunzione di rischi

Aumento dell’uso del preservativo

Maggiore uso della contraccezione[1]

Ribadiamo che non bastano i centri antiviolenza o le poche e spesso piccole progettualità all’interno delle comunità educanti poiché dai dati nazionali possiamo osservare che sono inversi rispetto a quelli descritti dal report Unesco rispetto a quanto avviene nei Paesi che hanno introdotto l’educazione l’educazione sessuale.

Infatti, da uno studio dell’Istituto Superiore di Sanità italiana, “ su oltre 16 mila ragazzi fra i 16 e 17 anni, iscritti in 482 scuole d’Italia nel 2019, emerge come la percezione dei giovani sia quella di sapere più di quanto in realtà sanno a proposito di sessualità, affettività e malattie sessualmente trasmissibili. Il risultato è che il 10% di quelli che sono sessualmente attivi non usa alcun metodo contraccettivo, nemmeno il coito interrotto. Un adolescente su dieci pensa che il coito interrotto protegga dalle malattie, mentre il 9% dei ragazzi e il 7% delle ragazze è convinto che fare sesso calcolando i giorni fertili sia[2] sufficiente per proteggersi dalle eventuali malattie sessualmente trasmesse. Inoltre, uno su cinque, fra ragazzi e ragazze, considera la pillola anticoncezionale un metodo valido per evitare infezioni”[3]

Per quanto riguarda invece la violenza di genere, dagli ultimi dati ISTAT relativi alla violenza contro le donne basata sul genere si evince che che più della metà degli omicidi sono attribuiti al partner o all’ex partner e circa il 20% ad altri parenti; questo significa che 4 omicidi su 5 avvengono nell’ambito familiare ristretto o allargato.

Inoltre, le rilevazioni relative ai cosiddetti “reati spia”, ovvero quelli che hanno una correlazione maggiore con il fenomeno, mettono in luce che la percentuale di vittime donne che denunciano è pari al 74% per gli atti persecutori, all’81% per i maltrattamenti in famiglia e al 91% per violenze sessuali.

Quest’ultimo dato sulle violenze sessuali è particolarmente allarmante se si prende in considerazione l’età delle vittime: è nella fascia tra le giovani di 14-17 anni che si attesta la maggioranza dei casi (89,1 vittime per 100mila ragazze della stessa età).[4]

Educare alle differenze oggi nella scuola italiana

Se non proviamo a comprendere quanto è fondamentale avere un’educazione alle differenze nelle nostre comunità, non stiamo facendo abbastanza come motore di cambiamento e di evoluzione.

Per questo siamo felici di essere accanto al percorso di Educare alle Differenze, soprattutto in questo periodo storico in cui a scuola si introduce l’educazione finanziaria, con molti riferimenti all’economia privata e alla cultura dell’impresa, anziché introdurre un’educazione civica in cui parlare di una cultura contro ogni forma di discriminazione e violenza di genere. È evidente anche alle destre e ai pro vita la potenza dell’agire educativo ed è evidente quanto dobbiamo attivarci in maniera capillare per arginare un tipo di educazione civica che non rispecchia una società sana e diversificata ma soprattutto bellissima come la nostra.

Sappiamo che la diversità tiene in vita, per questo continuiamo a rappresentarla, diffonderla e curarla.


[1] https://unesdoc.unesco.org/in/documentViewer.xhtml?v=2.1.196&id=p::usmarcdef_0000260770&file=/in/rest/annotationSVC/DownloadWatermarkedAttachment/attach_import_7d8eef91-6d1d-49be-8c92-ad173a92fe2c%3F_%3D260770eng.pdf&locale=en&multi=true&ark=/ark:/48223/pf0000260770/PDF/260770eng.pdf#%5B%7B%22num%22%3A50%2C%22gen%22%3A0%7D%2C%7B%22name%22%3A%22XYZ%22%7D%2C0%2C842%2C0%5D

[2] “Annali online della Didattica e della Formazione Docente” 

Vol. 16, n. 27/2024, pp. 133-153 – ISSN 2038-1034

Prevenire la violenza di genere: il ruolo dell’educazione

sessuale olistica (CSE) come strumento di contrasto

Eleonora Bonvini, Silvia Demozzi

[3] ivi

[4]  ivi

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