Cos’è inaccettabile? antiviolenza 7 Giugno 2024 Una serratura imbrattata di escrementi e un manifesto di Non Una Di Meno strappato dicono tanto del clima che si respira. Sono d’accordo anche moltɜ esponenti politici, che hanno definito “un atto inaccettabile” quanto accaduto il 25 maggio a Lucha y Siesta. Ma non basta fermarsi alle parole, tante delle cose che ci accadono intorno sono inaccettabili. È inaccettabile che nella Regione Lazio il sistema dei servizi antiviolenza sia oggetto di un depauperamento che ne mette in discussione l’efficacia ed è causato dall’avanzare di soggetti che non hanno esperienza e saperi nel settore e non condividono le metodologie femministe e transfemministe basate sulla decostruzione della cultura patriarcale, l’unica chiave per lasciarci alle spalle la violenza di genere e autodeterminare le nostre vite liberamente. È inaccettabile che in molte Regioni italiane l’ingresso di gruppi antiabortisti nei presidi ospedalieri e nei consultori metta in discussione la legge 194 e che il governo stia portando avanti un attacco indiscriminato nei confronti delle persone trans*. È inaccettabile che, in vista del Giubileo, di una nuova turistificazione e dei grandi eventi, Roma stia diventando più inaccessibile per chi vive percorsi di uscita dalla violenza, dalla povertà e dalla precarietà. È inaccettabile che il diritto alla città sia solo per turistɜ e pellegrinɜ, e che “la città femminista” rimanga ancora solo uno slogan per questa amministrazione comunale. Abbiamo aperto un ricorso al Tar per opporci alla decisione dell’amministrazione Rocca di revocare la decisione della Giunta precedente, che riconosceva Lucha y Siesta “uno spazio di socialità, di condivisione di esperienze e competenze che si manifestano attraverso una ricca tessitura di attività culturali e laboratoriali”. Siamo dalla parte giusta! Lo dice anche la Corte dei Conti, che non ritiene sindacabile l’acquisto dell’immobile di via Lucio Sestio 10 da parte della Regione Lazio, visto l’“alto valore sociale” delle attività indirizzate non a un godimento esclusivo ma “ad una più ampia comunità di riferimento che ambisce non soltanto ad erogare servizi, ma anche al coinvolgimento attivo dei/delle cittadini/e e fruitori/trici del bene alla sua gestione collettiva”. Certo non avevamo bisogno di una sentenza per saperlo, ma almeno chi legge e ragiona con le sole parole della legalità, del tecnicismo e della burocrazia, oggi non ha più nulla a cui appigliarsi! Alle commemorazioni nelle date rituali, alle panchine rosse e ai tagli di nastro, opponiamo una sconcertante e bellissima concretezza, che pretende di confrontarsi con amministrazioni coraggiose e visionarie, disponibili a percorrere strade impervie, dove vince la politica e non la burocrazia. Il muro dell’impossibilità non ha più ragione di esistere. Abbattere la violenza patriarcale, salvaguardare esperienze preziose, da Lucha y Siesta ai centri antiviolenza ai consultori, richiede coraggio, inventiva, immaginazione di nuove strade, oggi più che mai in questo tempo di guerra e impoverimento. Non vogliamo aspettare che arrivi l’emergenza dello sgombero per proporre soluzioni tampone o piani B, perciò facciamo appello a quella comunità larga della politica cittadina, con cui condividiamo parti di pratiche e di linguaggi, anche nella conflittualità delle diverse posizioni, di non restare a guardare, di iniziare oggi a costruire la città transfemminista e di mettere in sicurezza Lucha y Siesta e le realtà che questa città transfemminista la costruiscono veramente, aprendo spazi, sperimentando paradigmi relazionali diversi, agendo l’antiviolenza. Anche per questo lanciamo per l’incontro pubblico La città di tuttɜ che terremo a Lucha y Siesta il 20 e 21 settembre. Noi siamo dispostɜ a percorrere queste nuove traiettorie; voi caro Comune di Roma, caro Sindaco Gualtieri, ci state?