Intervento per il corteo di NUDM contro la violenza patriarcale

25 Novembre 2025

Cosa fareste se domani vi svegliaste e foste uomini cis?
Quando entriamo nelle scuole e parliamo di violenza di genere, questo è il gioco che proponiamo.
E la risposta, ogni volta, è sempre la stessa: non avrei più paura di uscire.

Perché quando camminiamo per strada, quando andiamo al lavoro, quando a fine serata torniamo a prendere la macchina dal parcheggio, abbiamo paura.
Nella nostra città, abbiamo paura.
Nella nostra stessa casa, abbiamo paura.
Oggi vogliamo gridarlo: non vogliamo più avere paura!

Se chiedessimo a chi incontriamo nelle scuole, alle donne e alle persone trans* nei centri antiviolenza, a compagne e compagnu che sono qui in corteo oggi, di immaginare una casa e una città in cui non si ha paura, non parlerebbero di sorveglianza, di telecamere, di securitarismo e controllo. Parlerebbero di spazi di libertà. Di presidi transfemministi. 

Parlerebbero di Lucha y Siesta.

Lo sappiamo bene: quando una persona arriva in un centro antiviolenza, spesso le serve tempo prima di riuscire a pensarlo come uno spazio non solo di elaborazione, ma anche di desiderio.
Perché ci siamo dovute abituare, tutte e tutt*, a mettere la sopravvivenza prima del desiderio. A resistere, prima che a volere. Ma quando il desiderio torna a essere possibile, inizia la rivoluzione.

Per questo oggi, come casa delle donne* Lucha y Siesta, siamo qui a parlare di desiderio.
E a gridarlo forte: vogliamo una città transfemminista!

Vogliamo una città che possiamo attraversare.

Vogliamo spazi accessibili, aperti, sicuri. Vogliamo spazio pubblico non militarizzato, non blindato, non ostile. Vogliamo spazi di mutualismo, di scambio, di collettività. Vogliamo spazi pensati per adolescenti e persone piccole. 

Vogliamo una città che si possa abitare. Vogliamo case accessibili. Vogliamo i quartieri che abbiamo costruito con la nostra presenza, le nostre relazioni e le nostre reti.  

Vogliamo avere tempo. Tempo per vivere, per il desiderio e per la tenerezza. Vogliamo un lavoro non precario e vogliamo che la cura sia riconosciuta come lavoro, sostenuta e ridistribuita.

Vogliamo salute pubblica, laica e transfemminista.

Vogliamo che sia normale individuare il punto di distribuzione più vicino e ritirare gratuitamente la pillola per l’IVG. 

Vogliamo parlare di piacere. Di piacere sensoriale e sessuale, di piacere come diritto politico.

Vogliamo che la cultura e la politica transfemminista siano ovunque: nelle scuole, nelle università, negli spazi di cura, nei musei, nei luoghi pubblici, nelle strade.

Vogliamo una cultura che ci nomini e spazi che ci rappresentino. Che mostrino i nostri corpi. I corpi dissidenti, i corpi trans, i corpi grassi, i corpi neri, i corpi fuori norma, irriverenti, ribelli, alieni.

Vogliamo poterci vedere. Vogliamo che i nostri corpi stiano sui maxischermi. Vogliamo comparire sulle riviste di maternità. Vogliamo che si parli di noi negli asili e che i giochi per l’infanzia ci assomiglino di più. 

Vogliamo che venga costruita una memoria storica tranfemminista.

Vogliamo Lucha y Siesta in via Lucio Sestio 10.

Vogliamo arrivare al giorno in cui i centri antiviolenza non serviranno più. Ma finché non arriverà quel giorno vogliamo che siano riconosciuti per quello che sono: non servizi di assistenza, non bandi a scadenza, ma presidi politici e culturali, luoghi di incubazione per la rivoluzione.

Cosa fareste se domani vi svegliaste e vi trovaste in questa città? Se le strade fossero nostre? Se il desiderio venisse prima della sopravvivenza? Se tutti i corpi potessero occupare uno spazio di vita? 

Questa città noi l’abbiamo già iniziata a costruire. Oggi la rivendichiamo insieme.

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