Il tuo mondo dopo la pandemia. Ci sono cose che vorresti non tornassero come prima? Puoi immaginare un mondo intero senza limiti di fantasia, come è fatto, chi lo abita, come si regge, o concentrarti solo su un pezzettino, quello che ti appartiene. Tutto può essere, tutto può accadere. Crediamo che ciò che può essere immaginato, può essere realizzato.
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Phi, 18 anni, disegno (entrambe le categorie)

Requiem
Requiem è una storia di crescita e libertà in pausa. Io il mondo alla finestra lo vedo uguale a prima, ma, al contempo, estremamente diverso. Il tempo è andato avanti ed io sono rimasta ferma a guardarlo scorrere, e, con lui, sono andati via anche gli ultimi attimi della mia infanzia, senza darmi il tempo di riflettere adeguatamente su quest’addio. Una parte del mondo che ho dentro, ma anche di quello che c’è fuori, è perduta per sempre. Posso solo prenderne tranquillamente atto, in attesa di rimettere insieme i cocci. Ma forse, in fondo, è stato meglio così.
M., 17 anni, testo
2030:
Sono passati 5 anni da quando la pandemia è stata dichiarata conclusa, nel 2020 si prevedevano massimo due anni, erano lontani dalla realtà; il virus si è evoluto in fretta e la fetta di “soggetti a rischio” è aumentata sempre di più, in 5 anni la popolazione mondiale si è ridotta del 40%, la spesa umana è stata altissima. Il mondo è nella sua versione più strana di sempre ma è “normale”, il presente è sempre il periodo storico più strano. Non c’è nessun Grande Fratello, non c’è nessun regime distopistico, anzi, non siamo mai stati così sistematicamente vicini all’utopia. Marx aveva visto giusto quando affermò che la crisi economica è necessaria al capitalismo perché dopo qualsiasi crisi economica, come quella del 2008 abbiamo visto il capitalismo uscirne solo più forte; ma la crisi del 2020 non era stata preventivata dal capitalismo perché è stata una crisi prima sanitaria che economica, perché il capitalismo aveva ereditato dal colonialismo la menzogna che “le epidemie sono roba del terzo mondo” e lo scoppio pandemico l’ha lasciato senza narrazioni. La crisi del 2020 è stata la prima crisi pagata dal ricco e non dal povero: l’inizio della fine del capitalismo.
Istruzione, ricerca e sanità sono diventate priorità politiche, poi sono venuti il dimezzamento delle ore lavorative e la riduzione ingente della popolazione che aveva permesso una distribuzione più massiccia delle risorse pro-capite; sviluppo tecnologico, piena automazione e reddito universale sono state l’inizio della fine del lavorismo; il sistema patriarcale aveva iniziato a vacillare perché la quarantena aveva fatto esplodere tutte le contraddizioni e le tossicità del contesto domestico, anche il disastro climatico è stato evitato grazie alla riconversione energetica. Non siamo mai stati così vicini all’Utopia ma chi è vicino all’Utopia? Il sistema impersonale è vicino all’utopia, non le persone.
L’alienazione postpandemica è un’evoluzione metafisica dell’atomizzazione: l’atomizzazione significava per gli individui moderni moderni e postmoderni essere soli in mezzo alla massa. L’atomizzazione postpandemica è la solitudine senza massa, è la vita senza realtà: il motto thatcheriano “la società non esiste, esistono solo gli individui” si sta realizzando. Per far fronte alla quarantena, alla noia sociale e alla crisi psicologica tra il 2022 e il 2025 è stata rivoluzionata per sempre la tecnologia della realtà virtuale; si inventò un dispositivo capace di addormentare il corpo e di creare una simulazione completamente realistica, un sogno riprodotto artificialmente e volontariamente. La quarantena e tutte le restrizioni sono finite da 5 anni ormai ma non per il 90% della popolazione che sceglie l’illusione alla realtà per abitudine, per pigrizia o per l’eccitazione onnipotente di poter manipolare la propria simulazione come un videogioco. Matrix in “Matrix” era un’illusione collettiva che catturava l’intera umanità, nel 2030 Matrix è personale, in ogni casa, come la televisione di stato.